TEMATICA: IL DIRITTO DI ESISTERE
Portico d’Ottavia 13. Una casa del ghetto nel lungo inverno del ’43
Foa Anna
Laterza 2013 (in catalogo BI.TO)
Non si può definire un romanzo, piuttosto la cronaca della cattura, il 16 ottobre del 1943, degli ebrei che vivevano nel Ghetto di Roma, su ordine diretto di Hitler, concentrata però sugli abitanti di questo grande edificio che si trovava sul confine esterno del Ghetto.
Tutti gli abitanti di questa grande casa, articolata in diversi piani e cortili, vengono rastrellati dalle SS e deportati nei campi di sterminio. In tutto si tratta di quasi un centinaio di persone, di cui Foa racconta le singole vite.
Il libro è articolato in più parti: una prima parte in cui c’è un’accurata descrizione della storia dell’edificio, della sua struttura e delle modificazioni che ha subito nel tempo, seguita da un lungo capitolo in cui vengono raccontate le storie di tutte le famiglie che abitavano nella casa, del loro destino fino alla morte nei campi di sterminio o, per pochi, fino alla fuga, alla salvezza e al ritorno a casa.
Le persone sopravvissute sono state contattate dall’autrice personalmente e hanno raccontato la loro esperienza, dalla vita nella casa alla fine della guerra.
Segue una parte anche questa dettagliata su come avvenne il rastrellamento, qual era lo scopo di Hitler, come si collocava nel più ampio obiettivo di catturare ed eliminare tutti gli ebrei a Roma, stimati in oltre 10.000. Il piano riuscì in minima parte, gli ebrei deportati furono poco più di 1000, anche se poi seguirono altri rastrellamenti nei giorni successivi.
La parte più interessante riguarda il ruolo degli italiani che collaborarono con le SS nel denunciare e far catturare gli ebrei. Non furono pochi, perché lo fecero rimane senza una risposta univoca.
Per reale antisemitismo in molti casi, alimentato dalle propaganda martellante degli ultimi cinque anni, ma in parte forse solo per interesse, per riscuotere la taglie, per acquisire piccoli benefici, per sentirsi dalla parte di quelli che si credeva sarebbero stati i vincitori della guerra, per impossessarsi dei beni degli ebrei portati via dalle loro case. Probabilmente un misto di adesione ideologica, indifferenza, desiderio di guadagno.
Alcuni personaggi sono descritti in modo più dettagliato, in particolare la figura di una giovane donna ebrea, a lungo collaboratrice dei Tedeschi. Bella, vivace, insofferente dell’autorità paterna, desiderosa di guadagni facili, di notorietà, diventa l’amante di un delinquente della mala romana, fascista, doppio giochista. Dopo la guerra verrà processata e condannata ad una pena di alcuni anni , anche in virtù delle testimonianze di tutta la gente del quartiere che la conosceva molto bene.
Altro elemento trattato nel libro, lo sviluppo dei processi e delle condanne dei collaboratori delle SS. L’amnistia decisa da Togliatti non consentì di perseguire molti dei delitti commessi per odio e antisemitismo; quindi, la strada più facile per ottenere le giuste condanne degli imputati era quella di accusarli semplicemente di furto, per poter arrivare ad una pena, anche se minima.
Tra i molti libri sulla shoah, questo ha un taglio particolare, non una singola storia, ma tante piccole storie, a costituire un affresco della società in quegli anni.
Emerge anche qui la solidarietà manifestata dal mondo cattolico, attraverso la rete dei conventi e dei monasteri.